Economica circolare, raccolta differenziata, porta a porta, “rifiuti zero”, semplificazione e digitalizzazione. Sono questi sulla carta gli indirizzi del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti approvato dalla Giunta Rocca. Una revisione di quello targato Nicola Zingaretti licenziato ormai tre anni fa.
“Si tratta di un piano che va nella direzione di un ciclo dei rifiuti virtuoso secondo i nuovi princìpi dell’economia circolare. La Regione Lazio sta portando avanti una analisi attenta dei flussi per definire il reale fabbisogno impiantistico, scongiurando il ricorso alle discariche e limitando l’esportazione di rifiuti”, ha spiegato l’assessore al ciclo dei rifiuti Fabrizio Ghera.
“Il nostro obiettivo è quello di chiudere il ciclo, evitando di attuare interventi isolati per tamponare le emergenze, create tra l’altro, da una mancata visione strategica negli ultimi dieci anni della precedente amministrazione”.
Il nuovo piano regionale recepisce le norme del Programma nazionale di gestione dei rifiuti del ministero dell’Ambiente e negli indirizzi si precisa in modo chiaro che alle discariche, da scongiurare, dovranno essere preferiti gli impianti che consentono il “recupero di energia” dai rifiuti.
Insomma, dopo mesi di tentennamento, dalla Giunta guidata da Francesco Rocca è arrivata un’indicazione chiara: si va verso la conferma di tutti gli impianti previsti dal piano rifiuti di Roma messo a punto dal sindaco Gualtieri n qualità di commissario per il Giubileo del 2025.
A cominciare dal controverso termovalorizzatore di Santa Palomba, al confine con i Castelli Romani, malgrado il partito della premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, sia da tempo sulle barricate, con i sindaci dei territori guidati dal centrodestra in prima fila: Ardea, Albano, Ariccia, Lanuvio, Marino, Nemi, Pomezia, Rocca di Papa.
L’assessora capitolina ai Rifiuti Sabrina Alfonsi conferma: “Gli atti della Regione inquadrano il piano rifiuti nella normativa nazionale ribattendo su quello che abbiamo messo in campo: discariche zero, termovalorizzatore sì”.
L’assessore Ghera dal canto suo non si bilancia: “Il termovalorizzatore non è la panacea di tutti i mali“.
Oltre all’inceneritore da 600 mila tonnellate annue, nel piano targato Gualtieri ci sono i due biodigestori di Cesano e Casal Selce, un impianto per il recupero delle terre di spazzamento al Salario e due strutture per lo smistamento dei multimateriali, a Rocca Cencia e Ponte Malnome.
“Gli indirizzi dettati dalla giunta regionale lasciano intendere una conferma della termovalorizzazione, così come prevista nel piano rifiuti di Roma elaborato dal sindaco Roberto Gualtieri”, attacca Marco Silvestroni, senatore e presidente di FdI della provincia di Roma.
“Se ciò fosse vero, ci troveremmo in forte disaccordo con le decisioni della giunta regionale. È davvero incomprensibile che, mentre i termovalorizzatori, esclusi persino dalle tipologie di progetti finanziabili dall’Europa, perché ritenuti dannosi per l’economia circolare, possano trovare terreno fertile nel Lazio. Siamo diventati una appendice del Comune?”, taglia corto.
Del resto a non volere l’impianto dentro FdI sono anche gli esponenti nazionali, a partire da Fabio Rampelli.
Il Campidoglio intanto suo tira dritto, incurante dei mal di pancia in seno alla maggioranza, a cominciare da Europa Verde e Sinistra Civica Ecologista, che però assicurano non ci saranno spaccature.
“Per uscire da decenni di disagi ed emergenze, tutti i territori si devono far carico di una parte di impianti. L’attenzione mia e del sindaco è non sobbarcare i territori che hanno già sopportato, più di altri, il peso di impianti importanti. È comprensibile che in alcune zone ci sia una preoccupazione più accesa. Ma continuerò a intervenire nei consigli municipali e a incontrare i cittadini”, dice l’assessora Alfonsi, assicurando che continuerà a girare per i parlamentini municipali e a incontrare i cittadini.
Un epilogo che sembrava scontato visto gli interessi che sono in gioco. In ballo, in tutto il Lazio, ci sono investimenti, tra partite pubbliche e private, che supereranno abbondantemente il miliardo di euro, in impianti per il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati.
E un passo indietro, del Comune o della Regione, su uno o più impianti, a iter già avviato, esporrebbe gli enti a ricorsi e a un conseguente rischio di danno erariale. In altre parole la Giunta regionale non poteva che confermare il piano romano.
Nel nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti viene enunciata una serie di linee generiche che ruotano attorno all’idea di “conseguire l’autosufficienza dei territori regionali attraverso una gestione integrata”.
– Definizione di strategie volte a dare compiuta attuazione ai princìpi dell’economica circolare, nella prospettiva di aumentare il recupero di materia da rifiuti e ridurre drasticamente lo smaltimento in discarica, promuovendo sistemi premiali per i soggetti pubblici e privati più virtuosi.
– Definizione di un’unica tariffa per il conferimento finale del rifiuto urbano residuo sul territorio regionale.
– Aumento della quantità e della qualità della raccolta differenziata, implementando i modelli più efficaci ed efficienti sotto il profilo tecnico ed economico, sulla base delle specificità del territorio.
– Garantire, attraverso il pieno utilizzo delle risorse del Pnrr e delle ulteriori risorse regionali disponibili, una dotazione impiantistica con elevati standard qualitativi di tipo gestionale e tecnologico, promuovendo una gestione del ciclo dei rifiuti che contribuisca in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica.
– Incentivare il ricorso alla raccolta differenziata domiciliare (porta a porta) da parte degli enti locali e dei sistemi di cauzione di deposito del vetro e della plastica (vuoto a rendere), con incentivi agli stessi enti locali, alle imprese e ai cittadini.
– Privilegiare la gestione pubblica degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti nel quadro della strategia tendente “verso rifiuti zero” per l’attuazione di un ciclo virtuoso secondo i principi dell’economia circolare.
– Incentivare la realizzazione di impianti di compostaggio anche attraverso la semplificazione delle procedure autorizzative e introdurre incentivi economici per la realizzazione di impianti di compostaggio domestico.
– Promuovere la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti, assicurando tempi certi alle imprese e agli operatori del settore.
– Elaborare, con il supporto di Arpa e delle province, una pianificazione sistematica dei controlli ambientali sugli impianti di gestione dei rifiuti, in modo da garantire lo sviluppo di un’economia virtuosa.
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