Roma e l’Italia devono iniziare a prendere sul serio la sempre maggiore diffusione delle vespe orientalis nella Città Eterna e in alcune zone del Belpaese, dove questo insetto si sta riscontrando in numero sempre più numero soprattutto nel Nord.
È ciò che afferma l’esperto zoofilo Andrea Lunerti, il quale quest’estate a Roma si è ritrovato a rimuovere parecchi nidi costruiti da questo particolare insetto, in diverse zone della capitale.
Per lui, quello rappresentato dalle vespe orientalis è un problema al quale bisognerebbe cominciare a porre rimedio, in quanto questo animale può rivelarsi pericoloso e particolarmente fastidioso per l’uomo, come dimostrano alcuni casi riscontrati nelle ultime settimane proprio a Roma.
Le vespe orientalis sono insetti facenti parte dell’ordine degli imenotteri, particolarmente diffuse in Medio Oriente e nel Sud-Est dell’Europa.
L’aumento sempre più marcato delle temperature ha portato, però, questo animale a popolare in numero sempre maggiore anche l’Italia negli ultimi anni, dove tali vespe sono state trovare soprattutto nel Nord e nel Centro del Paese, in regioni quali Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Lazio.
L’aspetto è simile a quello di una vespa classica, dalla quale differisce essenzialmente per la colorazione.
Le vespe orientalis sono, infatti, di colore rosso e possiedono alcune bande gialle che permettono loro di catturare la luce solare, dalla quale traggono energia.
Un esemplare è lungo circa tre centimetri e, a differenza dell’aspetto, il suo comportamento ricorda più quello di un calabrone che quello di una vespa classica.
Proprio come i calabroni, anche le vespe orientalis nidificano, infatti, direttamente nel terreno o in luoghi alti e bui, come le cavità degli alberi, gli angoli dei muri e i cassoni delle tapparelle.
Per questo, è facile trovare uno dei loro nidi nei piani rialzati degli edifici abbandonati, dove hanno la possibilità di lavorare indisturbate.
È qui che creano delle vere e proprie colonie. Come? Le vespe orientalis iniziano a riprodursi a partire dalla primavera, proseguendo poi per tutta l’estate e arrivando così a presentare delle colonie parecchio numerose all’inizio della stagione autunnale.
A rappresentare un pericolo per l’uomo è il pungiglione di cui dispongono questi animali.
Esso è, infatti, collegato a delle ghiandole, le quali contengono un veleno che viene poi rilasciato nella pelle all’atto della puntura.
Tale veleno, come accade anche con le vespe comuni, può scatenare una reazione allergica in chi viene colpito, motivo per cui è sempre bene tenersi alla larga dai nidi delle vespe orientalis o dai loro sciami.
Fondamentale è mantenere la calma in loro presenza, non fare movimenti bruschi e non cercare di ingaggiare una battaglia con i singoli esemplari, spinti dall’istinto di dover uccidere ogni vespa per proteggere se stessi.
Ciò che consigliano gli esperti è di allontanarsi dal nido, chiamare dei disinfestatori esperti e lasciar compiere a loro il lavoro di rimozione dell’alveare.
Le vespe orientalis pungono se si sentono minacciate, soprattutto nei pressi del proprio nido.
Per questo, ogni alveare deve essere rimosso da un personale esperto, dotato delle tute indispensabili per potersi avvicinare alle vespe in totale sicurezza e non correre il rischio di essere punti ed esporsi a un’eventuale reazione anafilattica.
È bene, poi, specificare come le vespe orientalis siano degli imenotteri attratti particolarmente dal cibo, motivo per cui si consiglia sempre di non lasciare esposti degli avanzi, sia dentro che fuori casa, e non accumulare immondizia.
Un problema, l’ultimo, che a Roma attanaglia la città da decenni e che parrebbe aver contribuito anche al diffondersi delle vespe orientalis.
Come avviene per le vespe comuni, anche le vespe orientalis sono dotate di un pungiglione che rimane attaccato al corpo dell’insetto anche dopo aver punto una persona o un animale (a differenza di quanto accade per le api, ndr) e, per questo motivo, tali esemplari possono pungere ripetutamente diversi soggetti.
Ogni puntura rilascia del veleno e provoca sintomi quali dolore, gonfiore e arrossamento dell’area coinvolta. La maggior parte del veleno viene iniettata con la prima puntura.
Per questo, molto importante è restare calmi in caso di puntura da parte di tali vespe e lavare con acqua fredda la zona colpita dall’insetto.
Un semplice rimedio che permetterà di controllare sia il dolore che l’infiammazione. In alternativa, se il dolore è troppo acuto, si può optare anche per l’utilizzo di una crema a base di corticosteroidi o a un antidolorifico. Farmaci che devono, però, essere assunti solamente dopo un consulto medico.
I casi più gravi sono, ovviamente, quelli che riguardano le persone allergiche al veleno delle vespe orientalis, per le quali il rischio più grande è quello di andare incontro a uno shock anafilattico.
I sintomi più comuni tra tali persone sono: gonfiore degli occhi, delle labbra e del viso, eruzione cutanea orticarioide, difficoltà nel deglutire e nel respirare, tosse ripetuta, riduzione della pressione arteriosa, accelerazione del battito cardiaco e sensazione di soffocamento o di morte imminente.
È giusto sottolineare come la quantità di veleno prodotta da una vespa orientalis è simile a quella degli altri imenotteri pungenti, motivo per cui questa specie non si dimostra più pericolosa di altre per l’uomo.
Ciò non significa, però, che non debba essere rispettata e presa in grande considerazione.
A ribadirlo è stato il già citato Andrea Lunerti, il quale si è detto preoccupato per la diffusione sempre maggiore delle vespe orientalis nella capitale d’Italia.
Nel corso dell’estate, numerosi sono stati i nidi rimossi dallo zoofilo a Roma, il più grande dei quali è stato scovato soltanto pochi giorni fa nell’Appio Latino, nel cassone della tapparella di un appartamento.
È qui che Lunerti ha trovato un alveare composto da circa 800 vespe orientalis, come riportato da Il Messaggero.
“Le vespe orientalis prediligono il buio e le altezze. Non è un caso che la maggior parte dei nidi si trovi soltanto dopo il terzo o il quarto piano. La struttura dei nidi è un’opera architettonica, sembra una cattedrale”.
Ha spiegato l’esperto a Fanpage.
“Stiamo togliendo l’ultima vite di questo cassone dove sappiamo che c’è un grossissimo nido di vespe orientalis. Apriamolo lentamente, retrocedo di un gradino e mi preparo all’eventuale attacco. Non potete immaginare, io ho appena visto il nido e sono sbalordito. È enorme, è gigante. Guardate quante sono. Il problema non sono le vespe e i loro pungiglioni, ma le temperature corporea elevata. Per noi questa divisa fa la differenza, perché provoca un innalzamento della temperatura che non può provocare il collasso. Ora devo respirare molto lentamente, perché i sospiri che emetto dopo la respirazione potrebbero provocare un attacco. Voglio rischiare ancora un po’ e farvele vedere bene e da vicino, non troppo, anche se per ora gli imenotteri sono relativamente calmi”.
Ha poi raccontato lo stesso Lunerti in un video pubblicato sul suo profilo TikTok, nel quale ha documentato la rimozione del nido sopra citato.
Un filmato che dimostra come l’attenzione debba sempre essere massima quando ci si trova dinanzi a un alveare di vespe orientalis.
Oltre che nelle città, questo animale si sta diffondendo sempre più anche nelle campagne, dove trova terreno fertile per riprodursi e infestare la terra.
Una condizione da monitorare attentamente, visto che le vespe orientalis possono essere sì pericolose per l’uomo, ma lo sono anche per le api.
Esse si cibano, infatti, di quest’altro insetto, fondamentale per il mantenimento della vita sul nostro Pianeta (basta pensare all’enorme lavoro che fanno nel processo di impollinazione, ndr).
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