È stato rivenuto un volto di marmo nel cantiere di piazza Augusto Imperatore e a darne la notizia è il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
“Roma continua a restituire preziose testimonianze del suo passato: una splendida testa in marmo, integra è stata appena ritrovata durante i lavori in corso a Piazza Augusto Imperatore curati dalla sovrintendenza capitolina ai beni culturali” ha annunciato il primo cittadino.
Non è al momento possibile identificare chi, l’ignoto scultore, avesse rappresentato con il proprio scalpello: “Gli archeologi e i restauratori – ha sottolineato Gualtieri – sono adesso impegnati nella pulitura e nello studio del reperto”.
La sovrintendenza comunale, nel confermare che sono partiti i primi interventi di pulitura, ha aggiunto che la testa, di pregevole fattura, è stata scolpita in marmo, probabilmente marmo pario, un tipo di pietra a grana fine molto pregiata che solitamente veniva estratta in Grecia – lo stesso utilizzato per scolpire la Venere di Milo.
La piazza non è nuova in quanto rinvenimenti archeologici: è affiorato, durante la messa in opera del sistema fognario, un raro cippo pomeriale in travertino.
L’eccezionalità di quella scoperta, come venne spiegato dalla soprintendente speciale Daniela Porro e da Claudio Parisi Presicce, direttore dei musei archeologici e storico artistici della Capitale, era data dall’esiguo numero di cippi finora trovati: dieci in tutto.
Erano stati fatti sistemare dall’imperatore Claudio per delimitare il pomerium, il perimetro inviolabile dell’Urbe. Era stato trovato nella stessa posizione dove, nel 50 d.C., l’imperatore che era succeduto a Caligola.
Parlando di Caligola, è da tenere presente anche il recente ritrovamento di una testa di pietra sul fondale del lago di Nemi, una testa di una scultura di epoca romana.
La scoperta è stata effettuata dalla protezione civile di Nemi, impegnata a pulire i fondali del lago dei Castelli Romani, quello in cui l’imperatore Caligola aveva fatto realizzare delle preziose imbarcazioni, fatte affondare dopo la morte dello stesso e recuperate tra il 1928 e il 1932.
Si trattarono di cinque anni di lavoro che comportarono anche l’abbassamento del livello del lago attraverso delle idrovore e, a causa di un incendio avvenuto nel 1944, una parte di quel tesoro è andato distrutto e ciò che resta nel museo è sufficiente a restituire l’idea di ciò che il lago per secoli aveva custodito.
Il ritrovamento appena effettuato sul fondale lacustre, lascia pensare che la statua fosse collegata proprio a queste navi. “Il sindaco di Nemi, insieme all’intera amministrazione comunale – si apprende attraverso l’agenzia DIRE – si augura che questo ritrovamento possa gettare nuova luce sulla storia di Caligola e sulla sua eredità, consentendo di svelare ancora i segreti nascosti nelle profondità del Lago di Nemi”.
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