La scuola dovrebbe essere un luogo sicuro, fatto di tutela e prevenzione dai pericoli. Eppure, i fatti di cronaca recente smentiscono quello che dovrebbe essere uno dei sillogismi più semplici della società civile. Come nel caso della notizia balzata al centro della cronaca delle accuse di molestie mosse tra tre giovanissime studentesse al loro professore di sostegno. Tutto in un istituto nel cuore di Roma. Ma veniamo ai fatti.
Come riportato dai principali quotidiani locali e nazionali, un insegnante di sostegno, di circa 60 anni, è finito in Tribunale con l’accusa di aver palpeggiato alcune liceali dell’Istituto Leon Battista Alberti, sito nel quartiere Eur di Roma. Infatti, le tre giovani vittime hanno sporto denuncia contro il loro molestatore nei giorni scorsi, sebbene le accuse facciano riferimento a fatti avvenuti circa tre anni fa, precisamente nel febbraio 2019. Una delle testimoni, che aveva solo 17 anni all’epoca delle molestie, ha raccontato agli inquirenti: “Ero andata alla lavagna per fare un disegno. Con la scusa di aiutarmi mi ha messo una mano sul fianco e una sulla mano. Nel frattempo però si appoggiava dietro di me”.
Tuttavia, il professore accusato si professa innocente, scontrandosi con la posizione del pubblico ministero che descrive l’episodio con una chiara intenzione di molestia: “Il docente si poneva dietro di lei spingendo il proprio membro contro il corpo della ragazza e le cingeva più volte i fianchi con la scusa del disegno”. Poi, sempre nel mese di febbraio 2019 un’altra alunna, non ancora diciottenne, ha raccontato che l’uomo le ha accarezzato il fondoschiena, per poi fermarsi solo quando è tornata al suo banco, rispondendo a un richiamo dei compagni.
Pertanto, se le accuse venissero confermate in aula, in entrambi i casi sul reato contestato al docente peserebbe anche l’aggravante di avrebbe agito a danno di ragazze minorenni. Ma il caso non finisce qui. Infatti, il professore è accusato anche di aver compiuto atti osceni davanti a un’altra minorenne. Secondo l’accusa, il sessante si sarebbe masturbato davanti a un’alunna, “proseguendo anche dopo che la ragazza, avendolo visto, abbassava lo sguardo”. Come se non bastasse, gli atti si sarebbero verificati in presenza di altri studenti.
Un nuovo caso di molestie che sconvolge il mondo della scuola, a distanza di poche settimane dal ritorno sui banchi. Di nuovo, alunne minorenni che trovano il coraggio di denunciare una figura che avrebbe dovuto tutelarle. Il tutto in uno degli istituti della periferia del capoluogo capitolino. Le accuse includono il fatto che il professore avrebbe toccato in modo inappropriato le studentesse durante le lezioni, spingendo il suo corpo contro di loro, toccandole sulla schiena e compiendo atti osceni in loro presenza.
Nello specifico, stando agli atti dell’accusa contestata dalla procura di Roma, il professore, un docente di sostegno, nel febbraio 2019 ”avrebbe cinto i fianchi” di una studentessa all’epoca minorenne, mentre questa era intenta a realizzare un disegno alla lavagna, spingendo il proprio corpo contro quello della ragazza, “tenendole la mano con la scusa di aiutarla a fare il disegno”.
Inoltre nello stesso mese, nel corso di una supplenza il sessantenne avrebbe chiamato un’altra studentessa, anche lei minorenne, vicino alla cattedra, dove le avrebbe accarezzato la schiena, facendo “scivolare la mano fino al fondoschiena, interrompendo la condotta solo quando l’alunna veniva richiamata al posto con una scusa dai compagni di classe”.
Tuttavia, basandosi sulle testimonianze delle vittime riportate dagli organi di stampa, il professore dovrà rispondere in Tribunale anche all’accusa di aver compiuto atti osceni davanti a un’alunna, “in orario scolastico e all’interno di un’aula dell’istituto, proseguendo anche dopo che la ragazza, dopo averlo visto abbassava con vergogna lo sguardo”.
Infatti, le tre giovani sono state ascoltate in udienza dalla Quinta sezione del tribunale di Roma. Insieme a loro, anche una professoressa dell’istituto Alberti, collega dell’accusato, ha deposto la propria testimonianza in favore delle vittime. Per quanto lo riguarda, l’imputato, che continua a professarsi innocente, respingendo le accuse, può contare sulla difesa dall’avvocato Chiara Porta Crozon.
Purtroppo, il recente caso delle molestie subite dalle tre studentesse dell’Istituto Alberti di Roma è solo l’ultimo di una triste serie di episodi di tal tipo verificatosi nelle scuole di tutta Italia. Infatti, solo pochi mesi fa, uno scandalo simile aveva investito una scuola primaria di Verona, dove un’alunna di undici anni ha accusato un suo insegnante di di molestie, avvenute durante l’orario scolastico.
Nello specifico, gli eventi si sarebbero verificati tra il 29 ottobre 2022 e il 4 novembre 2022, ma la giovane ha trovato il coraggio di sporgere denuncia solo lo scorso aprile, quando è stata ascoltata in forma protetta dagli inquirenti del Palazzo di Giustizia. Le indagini preliminari, condotte dal giudice Carola Musio, hanno disposto fino a fine gennaio la sospensione temporanea dalla professione per l’indagato, un trentenne vicentino residente nel Veronese. Per il momento, l’ipotesi è quella di aver “costretto” la ragazzina “a subire atti sessuali in più occasioni e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso con abuso di autorità derivante dal suo ruolo di insegnante presso la scuola primaria (…) di Verona”. Inoltre, si tratterebbe anche in questo caso di molestie aggravate, “perché commesse su persona minore di anni 14 all’interno di un istituto scolastico frequentato dalla persona offesa, nonché in violazione dei doveri derivanti dalla pubblica funzione di insegnante”.
Davanti agli inquirenti, l’alunna ha raccontato che il maestro, in un momento di assenza temporanea di un’altra insegnante, approfittando del fatto che la sua classe fosse impegnata a vedere un film, con la scusa di avere bisogno di aiuto per gestire un bambino “agitato”, avrebbe invitato la ragazzina e un suo compagno a salire al piano superiore, in una zona interdetta a tutto il personale della scuola. Una volta isolati, l’indagato avrebbe proposto loro “giochi equivoci”, per poi stendersi, mettendosi i bambini in grembo. Sempre secondo le accuse, in un’altra occasione, lo stesso docente, con la scusa di fare recuperare alla bambina una verifica di di scienze, l’avrebbe condotta fuori dalla classe, in una stanza inutilizzata, dove avrebbe cercato di spiegarle le funzioni dell’apparato riproduttore, con discorsi sessualizzati e evidenti allusioni agli organi sessuali, “proseguendo in tali argomenti nonostante la minore gli avesse detto di sentirsi a disagio”.
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