Il Comune di Roma ha inaugurato una nuova passerella sul sito archeologico di Largo di Torre Argentina, che comprende quattro templi sacri di epoca repubblicana – periodo poco documentato che precede la presa del potere da parte di Augusto – scoperti tra il 1926 e il 1929 durante la costruzione di un nuovo quartiere – e luogo dell’assassinio di Giulio Cesare.
Il luogo dell’assassinio di Giulio Cesare è aperto al pubblico
Qui sono avvenuti la cospirazione e l’assassinio più famosi della storia: la piazza dove il generale romano Giulio Cesare fu pugnalato 23 volte la mattina delle Idi di Marzo.
L’omicidio segnò la fine della Repubblica Romana e l’inizio dell’Impero Romano che il nipote ed erede di Cesare, Cesare Augusto, istituì dopo aver vinto la guerra civile contro Marco Antonio nel I secolo a.C.
Per secoli il luogo dell’assassinio di Cesare è rimasto sepolto nel sottosuolo della Roma moderna e, negli ultimi decenni, la piazza era caduta in uno stato di completo abbandono, con un’enorme colonia di gatti che si era impossessata dell’area. Ora, a 2067 anni dall’assassinio di Cesare, è tornata a essere visitabile.
Quando vennero scoperte le rovine – ricordiamo alla fine degli anni ’20 del Novecento -, lo Stato Italiano, all’epoca guidato da Benito Mussolini, decise di interrompere i lavori e di preservarle.
La cosa particolare di questo sito è che mentre i templi conservati dell’antica Roma sono stati riutilizzati come chiese, tre dei quattro di Largo di Torre Argentina non lo sono stati. “Il fatto che siano rimasti così è quasi un miracolo” commenta Claudio Parisi, soprintendente ai Beni Culturali di Roma.
La passerella permette ai visitatori di camminare tra le rovine all’altezza della pavimentazione originale: circa 20 metri sotto l’attuale livello della strada.
“Questo è uno dei grandi valori dell’iniziativa, perché ci permette di osservare molti dettagli, come i diversi strati. I diversi materiali parlano anche di quei periodi che in alcuni punti risalgono al II secolo a.C fino alla fine del I secolo” continua Parisi.
Un po’ di storia: l’assassinio di Cesare nelle Idi di Marzo
I quattro templi facevano parte del Teatro di Pompeo, la scena del crimine: “Era il muro che chiudeva la sala del Teatro di Pompeo, dove quel giorno si sarebbe riunito il Senato romano”.
“Siamo sicuri che sia così perché le fonti dell’epoca ci dicono che ai lati c’erano delle latrine. Sappiamo che fu assassinato ai piedi della statua di Pompeo [un tempo suo nemico]. Cesare aveva ricevuto cattivi presagi, ma decise di andare comunque, per sua sfortuna”, spiega Parisi.
Anche la moglie di Cesare, Calpurnia, avrebbe avuto un incubo sulla sua morte la notte prima del suo assassinio, ma poiché non era incline alla superstizione, si ritiene che Cesare abbia tenuto conto dei suoi avvertimenti.
Si dice che abbia pensato due volte di incontrare il Senato, ma che abbia continuato a portare avanti i suoi piani: “Non dobbiamo temere nulla, se non la paura stessa” si dice che Cesare abbia detto.
La Curia di Pompeo si trovava all’ingresso del Teatro di Pompeo ed era collegata a esso da un portico: si trattava di un edificio squadrato che misurava 24 metri per 27 alla base, ed è il luogo in cui si riuniva il Senato durante la Repubblica Romana, in cui c’era anche una grande statua di Pompeo (106-48 a.C.).
Al momento dell’assassinio di Cesare, la Curia era in fase di ristrutturazione per ordine dello stesso Cesare. Così, il 15 marzo 44 a.C., il generale e i suoi senatori si riunirono nella piazza dove Cesare fu ucciso.
Si dice che Publio Servilio Casca abbia sferrato il primo colpo, sfiorando il collo di Cesare con un pugnale. Poi altri 30 senatori e cospiratori, tra cui Marco Giunio Bruto (la cui madre era l’amore di Giulio Cesare). Da qui la famosa citazione nell’opera di Shakespeare Giulio Cesare, quando il generale dice: “Et tu, Brute?” (Anche tu, Bruto?).
Il complotto per assassinare Cesare ebbe successo, ma ciò che accadde come risultato del crimine fu esattamente l’opposto di ciò che gli assassini intendevano: Roma non riacquistò mai la libertà e il figlio adottivo di Cesare, Ottaviano, instaurò una monarchia imperiale con il nome di Augusto.
La storica Mary Beard spiega, nel suo libro SPQR, che l’assassinio fu il culmine “di una serie di momenti e conflitti chiave che portarono alla dissoluzione dello Stato libero, una sequenza di punti di svolta che segnarono le tappe della progressiva degenerazione del processo politico e una successione di atrocità che rimasero nell’immaginario romano per secoli”.
In conclusione, grazie alla nuova passerella, Largo di Torre Argentina è ora uno dei luoghi chiave per comprendere la storia di Roma. Questa iniziativa è stata resa possibile solo grazie al finanziamento della casa di moda italiana Bulgari, che ha destinato al progetto la somma avanzata dal restauro della storica piazza di Spagna di Roma.
Grazie a questo finanziamento, il sito è stato aperto al pubblico. Per quanto riguarda il motivo per cui una parte così importante della storia non è stata restaurata prima, Parisi fa spallucce e sottolinea che solo a Roma ci sono circa 230 siti archeologici.