Riuscirà Roma a convincere il Bureau International des Expositions il prossimo 28 novembre, di essere quindi l’opzione migliore possibile per ospitare l’Expo tra meno di 7 anni?
Difficile poterlo dire ora. Il principe saudita Mohammed bin Salman ha trascorso una settimana a Parigi, circa un mese fa, sfruttando l’occasione del Global Financial Summit ospitato dalla capitale francese.
I suoi reali intenti, a quanto pare, erano focalizzati sulla corsa dell’Arabia Saudita per ospitare Expo 2030. Il motivo, a quanto si apprende, è che il paese che galleggia sul petrolio e che si sta comprando mezzo mondo – attraverso partecipazioni nelle multinazionali e investimenti anche nel calcio che conta – non sente in tasca la vittoria contro Roma.
Per qualcuno questa può essere una lettura ottimistica, per altri invece è una fotografia dello stato attuale della campagna elettorale che si concluderà il 28 novembre, quando i 179 membri del BIE decideranno chi avrà la meglio.
C’è da dire che da quando Mohammed bin Salman ha preso il potere ha iniziato una campagna di ricostruzione dell’immagine del suo paese, che passa anche per l’ottenimento di eventi mondiali e la partecipazione ai dividendi di alcune tra le più importanti multinazionali, sia europee che statunitensi.
Il rapporto con la Francia poi è strettissimo, così tanto che Emmanuel Macron ha già ampiamente confermato l’appoggio alla città di Riyadh in vista dell’Expo 2030.
Nonostante il quadro attuale, il comitato promotore della candidatura di Roma per Expo 2030 non demorde.
L’evento a Parigi, con lo show all’ambasciata italiana e la presenza di vip testimonial come Samantha Cristoforetti e Russel Crowe ha lasciato ottime sensazioni: “I membri del direttivo del BIE erano entusiasti, molto colpiti” trapela da chi era lì e segue i lavori della candidatura da vicino.
Dal 20 giugno, data dell’arrivo a Parigi anche della premier Giorgia Meloni, a quanto sembra la candidatura romana ha guadagnato punti.
L’arma sulla quale puntano forte a Roma è il turismo: i dati del 2023 hanno già fatto registrare dei record di presenze, le quali sono più che raddoppiate rispetto al 2022, certificate sia da Federturismo che sia dall’Ente bilaterale del turismo del Lazio.
Come sostengono i bene informati: “Il Bureau vuole fare bella figura, ha necessità di vedersi garantiti numeri a livello di turismo molto importanti. Roma può farlo, anche indipendentemente da Expo 2030, mentre né Riyadh né Busan – in Corea del Sud – possono farlo minimamente”.
La strategia di Roma è quella di arrivare al ballottaggio raggiungendo 60 voti, un po’ come è successo a Milano che ospitò l’edizione del 2015 vincendo contro la turca Smirne, con l’annuncio dato a fine marzo 2008.
A quel tempo, la città turca che affaccia sull’Egeo era quasi certa di ottenere l’evento mondiale, ma alla fine la spuntò il capoluogo lombardo con 86 preferenze sugli allora 152 membri, oggi divenuti 179. Alcuni di loro cambiarono drasticamente idea una volta costretti a scegliere tra le due città ospitanti e questo è ciò che vorrebbero riuscire ad ottenere dal comitato romano.
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